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11 SETTEMBRE, 11 MARZO

Di Ilaria Aloisi

I fatti dell'11 settembre costituiscono uno spartiacque nel modo di percepire la realtà. La vista delle torri gemelle franare per la collisione con due aerei è un'immagine che suona incredibile ancora adesso. Si osserva una scena simile chiedendosi continuamente se stia davvero accadendo e se non sia, invece, uno scherzo mediatico o mentale. Milioni di persone, incollate agli schermi, vedono una tragedia apocalittica in tempo reale e, contemporaneamente, rifiutano l'idea di assistere ad un evento vero. I mass media proiettano le stesse sequenze per giorni senza che mai vi sia un calo nell'attenzione del pubblico mondiale: questo perché quell'immagine va assimilata, fatta propria. Si percepisce la realtà come uno spazio dilatato oltre i confini prestabiliti, oltre quelle categorie mentali che, fino al giorno prima, non avrebbero saputo classificare un fatto del genere. Urge la creazione di una nuova categoria, un angolo della mente in cui inserire, dall'11 settembre in poi, i “fatti impossibili che accadono davvero”. C'è anche chi oppone un rifiuto così forte da inviare al mondo, via internet, un'immagine in movimento, dal sintomatico titolo “I have a dream”, nella quale, come per incanto, le Twin Towers si spostano all'arrivo degli aerei.

Dall'11 settembre 2001 all'11 marzo 2004 sono trascorsi esattamente due anni e mezzo e ciò può voler dire un lasso di tempo sufficiente a metabolizzare un fatto tanto incredibile. Questo, ovviamente, dipende dal coinvolgimento emotivo: chi ha perso qualcuno nel crollo percepirà quei due anni e mezzo come un “eterno ieri”, sicché ogni evento simile, grande o piccolo che sia, avvenuto dopo, risveglia lo stesso identico stato d'animo. Per tutto il resto del mondo sembra valere la convinzione che ci si sia assuefatti ad ogni tipo di violenza, anche quella più inverosimile: lo rivela il fatto che i mezzi di comunicazione di massa non hanno dato identica risonanza alla strage dell'11 marzo, malgrado sia proporzionalmente vicina a quella delle torri gemelle. La gente appare sempre più indifesa di fronte a un mondo nel quale è tanto difficile lasciare certe immagini shockanti fuori della porta e allora i mass media, avvertito il disagio in termini di audience, hanno abusato un po' meno di certo sensazionalismo.

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