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UN CONFRONTO ALLA PARI

Di Davide Russo

Alla fine il confronto c’è stato, e tutto è avvenuto secondo le regole stabilite dai due contendenti, Berlusconi e Prodi. Si è assistito ad un faccia un faccia serio seppur, per alcuni, noioso. Un incontro reso possibile dalla rinuncia, da parte del presidente del Consiglio, alla conferenza stampa finale, che gli ha permesso, così, di rilanciare la sua sfida al Professore: “Rinuncio”, ha detto, “alla conferenza stampa finale, vediamo se Prodi smette di scappare”. E Prodi non è scappato. L’importanza del confronto è stata rimarcata dallo stesso Cavaliere, il quale, consapevole dell’indecisione di ancora molti elettori sul voto alle prossime elezioni, ha espresso la necessità di: “Escogitare una proposta nuova. Dare un nuovo segnale, perché solo così saremo noi a guidare il faccia a faccia”. Sapeva di dover rilanciare il programma della CdL, di dover illustrare l’operato svolto dal governo durante la legislatura più lunga della storia della repubblica, nonché di dover proporre obiettivi concreti per il futuro del Paese: “L’esito delle elezioni dipende anche da questo”, diceva, “in effetti, con questo faccia a faccia, ci giochiamo buona parte delle nostre chance. I risultati del 10 aprile risentiranno molto di questo primo dibattito”. Tuttavia, nonostante le sue tanto vantate capacità comunicative, si è assistito ad un confronto in cui il Professore era in ottima forma, mentre il premier si arenava tra cifre e discorsi rivolti al passato e che, oltre ad aver avuto ben poca presa sul pubblico, hanno anche sancito una sua parziale sconfitta. Sconfitta che si coglie nelle sue stesse parole: “E’ andata male, è andata male…lo so, sono andato male, dovevo parlare del futuro”. E ancor più grave è stata, poi, l’impossibilità di spiegare il programma della coalizione di centro-destra: infatti, a differenza di Prodi, Berlusconi si è soffermato poco a riflettere e a proporre azioni concrete per il futuro, e questo, secondo i suoi stessi alleati, è stato il suo più grande errore. Ma per il Cavaliere la colpa è delle rigide regole che hanno retto il confronto: “Mi sembrava il museo delle cere” ha confidato ai suoi, intendendo con questo, un sistema in grado di soffocare la sua capacità comunicativa, nonché la sua vivacità. E ciò è stato palese soprattutto durante il messaggio finale, quando l’arbitro Mimun lo ha dovuto interrompere perché fuori dai tempi massimi, lasciando così il suo discorso a metà. Ma in previsione del prossimo faccia a faccia, promette: “Starò più attento ai tempi. Soprattutto per il messaggio finale che stavolta non ho portato a conclusione per colpa mia. Il problema è che sono spontaneo e che mi affido sempre alla sincerità”. Dote alla quale Berlusconi dovrà, però, aggiungere i punti del programma della CdL, parlando, con chiarezza, e del futuro e di come risollevare le sorti dell’Italia, in particolare dopo l’ultimo impietoso bollettino economico di Bankitalia. Questo perché ad essere in discussione è anche la sua stessa leadership, minacciata dalle altre due punte della coalizione, Fini e Casini. Ma il Premier non sembra affatto spaventato dai suoi rivali interni, al punto che, in un’intervista a Liberal, ha dichiarato: “Il capitano della squadra sono io”.

 

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