Piero Fassino, segretario dei DS, è un politico colto e preparato, nonché un uomo particolarmente attento all’immagine e alla modernizzazione, come cardini del moderno agone politico.
Punto di partenza del suo pensiero è che la politica debba ritornare alle origini, ossia riscoprirsi capace di organizzare la vita dei cittadini e che la sinistra, nello specifico, debba fondare la propria identità sul mutamento e sulla capacità di tenere insieme modernità e diritti.
Il suo parlare in maniera semplice anche degli argomenti più complessi e la sua abilità nel rispondere a tutti coloro che non masticano il politichese, ma che ne vorrebbero sapere di più sulla politica, gli conferiscono l’etichetta di seduttore intellettuale, oggi accentuata dai pochi ritocchi apportati al suo stile: frasi più brevi, capelli meno spettinati, spazio a camicie azzurre e completi blu e via a quadretti e righe. La gente è oramai abituata ai suoi modi austeri, ne apprezza l’immediatezza, la passione e il tono di voce; lo ritiene sincero. Serenità e pacatezza però, se da un lato gli fanno onore, dall’altro gli conferiscono una mancanza di carisma, che potrebbe portarlo ad essere si un buon dirigente politico, ma mai pienamente un Primo Ministro.
Il suo saper ascoltare le opinioni altrui, fatto raro nel panorama dei politici italiani, e il suo odiare la politica ridotta a teatrino, fanno di lui un abile comunicatore.
Per questo, il segretario dei DS, ha promosso a pieni voti il duello tv tra Prodi e Berlusconi, affermando: “ Credo che la politica abbia segnato un punto nel sistema dei media: ieri sera si è svolta una positiva innovazione nella comunicazione politica; il format scelto ha consentito il confronto ad armi pari, garantendo sobrietà, rigore e chiarezza”. “Le regole”, continua, “erano ormai necessarie, perché Berlusconi stava invadendo tutti i media con un atteggiamento arrogante e invasivo che travolgeva ogni equilibrio ed ogni regola ; stava, insomma, stroppiando la tv”.
Fassino parte dal presupposto che, una campagna elettorale intossicata da uno scontro aspro e da continue accuse, non possa rassicurare l’opinione pubblica; anzi è consapevole che ogni qualvolta la politica presenti quest’immagine di sé, i cittadini tendono ad allontanarsi, diventando più diffidenti e associando il litigio politico ad una sorta di disinteressamento nei loro confronti.
E’ quindi necessario per lui, arrivare alle elezioni del 9 aprile in modo civile, convinto che, alle domande dei cittadini, si possa rispondere in maniera tanto più convincente quanto più lo si faccia in modo pacato e sereno, garantendogli, così, la possibilità di farsi un’opinione prima del voto.
Egli è del parere che un politico quando sbaglia debba avere il coraggio di guardare in faccia alla realtà e di fare autocritica; ed è per questo che, sul caso Storace, accusando la destra, ha affermato: “Mi auguro che Storace avverta la responsabilità e la sensibilità di un atto, che rassereni la campagna elettorale, perché la vicenda è ormai entrata direttamente dentro la politica”.
Ed è in simili contesti che ricorre spesso al termine “campagna” per descrivere una sorta di aggressione e disinformazione nei confronti dell’Unione da parte della Casa delle libertà; non per ultimo le accuse mosse da Berlusconi per non aver avuto il coraggio, lui e Prodi, di affrontare la piazza, in occasione della fiaccolata anti-violenza dei commercianti, svoltasi a Milano. Accuse, che lo stesso Fassino definisce “ridicole, ossia solo una battuta propagandistica del premier, per rimediare alla pessima figura fatta in tv con Prodi. “La verità”, continua , “è che al corteo erano presenti gruppi di faziosi della destra che avevano tutta l’intenzione di soffiare sul fuoco; era dunque un tentativo di farci cadere in trappola”.
Si sente bene nelle vesti di passista: è un politico che si sforza di continuo, e ricorda che indispensabile per il dirigente politico è avere fondo, ossia durare e persistere nei propri compiti; esempio primo, il suo tentativo di far sopravvivere una lista unitaria a dispetto delle opposizioni del proprio campo.
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